sabato 30 marzo 2013

Vinitaly 2013

Verona - Cari Amici, eccoci al tanto desiderato appuntamento con Vinitaly 2013, con la speranza che il tempo possa regalarci delle bellissime e tiepide giornate di sole, pubblico alcuni comunicati stampa in modo che possiate capire le tendenze di questa edizione.


A Verona dal 7 al 10 aprile 2013
L’EXPORT DEL VINO PASSA DA VINITALY

Il più grande salone dedicato al vino ha acquisito nel tempo la doppia valenza di vetrina promozionale e di piazza d’affari per l’incontro tra offerta e domanda internazionale. Giunto alla sua 47^ edizione, Vinitaly potenzia ulteriormente l’attività di incoming grazie al lavoro dei suoi delegati in 60 Paesi e a un accordo con Ice: un impegno necessario per mantenere alto il grado di soddisfazione espresso da espositori e operatori esteri nel sondaggio realizzato da Veronafiere a consuntivo dell’edizione 2012.
Verona, 23 gennaio 2013 – I dati dell’esportazione lo confermano, la ricetta anticrisi per il vino italiano è vendere all’estero. Un’opportunità che Veronafiere propone da oltre 15 anni, da quando cioè ha fatto di Vinitaly e di Vinitaly International strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese enologiche italiane.
Per questo anche in tempi di crisi, Vinitaly - in programma dal 7 al 10 aprile 2013 (www.vinitaly.com) - è un appuntamento a cui le aziende non vogliono rinunciare perché, come evidenziato da una ricerca sulla soddisfazione del cliente realizzata a consuntivo dell’edizione 2012, la partecipazione consente di consolidare la propria immagine (97%), verificare l’interesse per i propri prodotti (98%), valutare il mercato e la concorrenza (95%).
L’importanza di partecipare vale anche per gli operatori stranieri. In un sondaggio sui visitatori esteri dello scorso anno, l’86% ha affermato partecipare a Vinitaly per trovare nuovi contatti, capire le nuove tendenze e finalizzare contratti di acquisto.

Per la prossima edizione verrà ulteriormente incrementata la presenza di buyer stranieri grazie all’impegno delegati di Veronafiere in 60 Paesi e tramite un accordo con Ice - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane per potenziare l’incoming a Verona di nuovi operatori. Questo permetterà di aumentare le possibilità di contatti b2b per le aziende espositrici, che stanno confermando la richiesta di spazi dello scorso anno; le iscrizioni sono infatti in linea con il 2012.
Vinitaly, che si impone ogni anno come il più grande salone internazionale dedicato al vino, offre a trader e operatori internazionali l’unico punto di riferimento completo dell’offerta italiana. Offerta che, non bisogna dimenticarlo, rappresenta il meglio dell’enologia mondiale, in termini di qualità e di originalità grazie al suo patrimonio di vitigni autoctoni, con prezzi concorrenziali in relazione anche all’appeal del made in Italy e della cultura che il nostro vino rappresenta nel mondo.
«Per mantenere la leadership degli scambi mondiali di vino, con il 23% del mercato – dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiereè fondamentale continuare a promuovere un’immagine unitaria del sistema enologico italiano, per dare forza ai valori della nostra tradizione, ma anche per dare valore alle risorse messe in campo».


VINITALY NEL MONDO DIVENTA VINITALY INTERNATIONAL
E INAUGURA LA STAGIONE 2013 CON GLI APPUNTAMENTI
DI NEW YORK E MIAMI

Un nuovo brand  riflette il  respiro sempre più globale della manifestazione di Veronafiere
dedicata all’internazionalizzazione del vino italiano nel mondo


Verona, 28 gennaio 2013 - Vinitaly in the World, il progetto avviato da Veronafiere per promuovere l’eccellenza dei vini italiani nel mondo, riparte a fine gennaio dagli Stati Uniti con un nuovo nome: Vinitaly International. Un rebranding che esprime la determinazione a confermare ulteriormente il ruolo della manifestazione come ambasciatore e partner per lo sviluppo del business nazionale in tutto il mondo, attraverso l’attivazione di una rete di solide relazioni istituzionali e commerciali.

Il nuovo naming debutterà in occasione delle due tappe statunitensi che aprono la stagione 2013, in programma il 28 gennaio a New York ed il 30 gennaio a Miami.

Oggi, a 15 anni dal suo primo debutto oltre confine in Cina, nel 1998, la rassegna copre gran parte del globo avendo presidiato altri importanti e strategici mercati internazionali come Stati Uniti,  Russia, Giappone e Hong Kong, affermandosi quale estensione e strumento di amplificazione e sviluppo dello storico appuntamento italiano.
Il nuovo brand, oltre ad identificare con immediatezza il respiro internazionale dell’evento, ne conferma infatti il consolidamento come concreto e strategico supporto per il business estero dei produttori nazionali. Vinitaly International rappresenta, infatti, una piattaforma commerciale particolarmente efficace per la promozione e l’esportazione dei propri prodotti, mediante la creazione di un sistema di dialogo costante tra le aziende domestiche, gli enti governativi e i key player internazionali.

Le prime due tappe di Vinitaly International 2013 toccheranno il mercato statunitense, che a oggi vede l’Italia primo paese esportatore di vino negli USA, con un market share nei primi 9 mesi del 2012 in crescita del 7,2% sull’anno precedente. Un mercato, quello statunitense, che è previsto in progressiva crescita dei consumi del 2,4% annuo sino al 2016.

Gli appuntamenti di New York e Miami vedranno la partecipazione di oltre 160 produttori italiani - quest’anno all’evento si aggiungono 80 cantine di Slow Wine -  i quali avranno la possibilità di confrontarsi con i più importanti operatori professionali nel corso di un ricco calendario di incontri, presentazioni e degustazioni rivolte ad un target b2b e b2c organizzati a corollario dell’esibizione.

“Non solo un nome nuovo, ma anche tante novità di sostanza con le quali intendiamo approcciare quello che riconosciamo come il mercato per eccellenza, il più importante e sfidante per il vino italiano e per i prodotti del settore agroalimentare ed olivicolo che si affianca al vino in questo sistema di promozione internazionale qual è Vinitaly. Una attività che genera flussi positivi anche sulla rassegna in Italia, che nel 2012 su un totale di 47 mila operatori esteri presenti da 116  Paesi, ha visto quelli provenienti dagli USA aumentare del 16,2% per quasi 7 mila presenze totali” - afferma Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere.
“Con i due eventi di New York e Miami ci inseriamo anche all’interno dell’Anno della cultura italiana in America promosso dall’Ambasciata Italiana a Washington, un’iniziativa di taglio culturale dedicata alla valorizzazione della tradizione e del lifestyle made in Italy attraverso le molteplici forme in cui questi si esprimono: arte, cinema, patrimonio architettonico e paesaggistico, scienza, moda, e naturalmente la cultura alimentare. Un evento di prestigio nell’ambito del quale Vinitaly, ambasciatore del vino italiano nel mondo, è orgoglioso di presentare all’attento pubblico americano le eccellenze del mercato vitivinicolo nazionale” – aggiunge Ettore Riello, Presidente di Veronafiere.

Per promuovere la tradizione vinicola italiana, Vinitaly International prevede un ricco percorso di degustazioni guidate tenute da GIV (Gruppo Italiano Vini), Soave, Palm Bay e Consorzio Tutela Prosecco DOC con il supporto della nuova applicazione per iPad “Vinitaly Interactive”, che registra le preferenze di ogni degustatore usando un codice QR e permette di ricevere al termine un tasting book personalizzato.
Tra queste, vanno segnalate le due master class “Call it Prosecco: only if it originates from the Prosecco area” organizzato da Consorzio Tutela Prosecco DOC per esaltare le qualità e le caratteristiche uniche del Prosecco, e sottolineare al contempo come questo termine non identifichi semplicemente un vino ma denoti una varietà di vitigni con precisa provenienza territoriale, che vinificati secondo la tradizione, danno origine all’amatissimo vino frizzante particolarmente apprezzato anche all’estero (+35% di vendite negli USA nel 2012).

Proprio i trend della domanda statunitense saranno affrontati nella presentazione dell’Annual Survey of Imported Wine Consumption Trends in the USA a cura di John Gillespie, Presidente del Wine Market Council, in calendario alle ore 11 di lunedì 28 gennaio a New York.

Non solo vino a Vinitaly International nella prima tappa del 2013 negli USA, ma spazio anche a un’altra eccellenza del made in Italy: l’olio extra vergine di oliva italiano. Il consorzio guidato da Mifaap e Unaprol ha scelto di inserire le due tappe statunitensi nella sua campagna di promozione del consumo consapevole del prodotto certificato I.O.O.% italiano.

Vinitaly International USA ha ricevuto i patrocini del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.


VINITALY NEL MONDO DIVENTA VINITALY INTERNATIONAL

E INAUGURA LA STAGIONE 2013 CON GLI APPUNTAMENTI

DI NEW YORK E MIAMI

Un nuovo brand  riflette il  respiro sempre più globale della manifestazione di Veronafiere
dedicata all’internazionalizzazione del vino italiano nel mondo


Verona, 28 gennaio 2013 - Vinitaly in the World, il progetto avviato da Veronafiere per promuovere l’eccellenza dei vini italiani nel mondo, riparte a fine gennaio dagli Stati Uniti con un nuovo nome: Vinitaly International. Un rebranding che esprime la determinazione a confermare ulteriormente il ruolo della manifestazione come ambasciatore e partner per lo sviluppo del business nazionale in tutto il mondo, attraverso l’attivazione di una rete di solide relazioni istituzionali e commerciali.
Il nuovo naming debutterà in occasione delle due tappe statunitensi che aprono la stagione 2013, in programma il 28 gennaio a New York ed il 30 gennaio a Miami.

Oggi, a 15 anni dal suo primo debutto oltre confine in Cina, nel 1998, la rassegna copre gran parte del globo avendo presidiato altri importanti e strategici mercati internazionali come Stati Uniti,  Russia, Giappone e Hong Kong, affermandosi quale estensione e strumento di amplificazione e sviluppo dello storico appuntamento italiano.
Il nuovo brand, oltre ad identificare con immediatezza il respiro internazionale dell’evento, ne conferma infatti il consolidamento come concreto e strategico supporto per il business estero dei produttori nazionali. Vinitaly International rappresenta, infatti, una piattaforma commerciale particolarmente efficace per la promozione e l’esportazione dei propri prodotti, mediante la creazione di un sistema di dialogo costante tra le aziende domestiche, gli enti governativi e i key player internazionali.

Le prime due tappe di Vinitaly International 2013 toccheranno il mercato statunitense, che a oggi vede l’Italia primo paese esportatore di vino negli USA, con un market share nei primi 9 mesi del 2012 in crescita del 7,2% sull’anno precedente. Un mercato, quello statunitense, che è previsto in progressiva crescita dei consumi del 2,4% annuo sino al 2016.
Gli appuntamenti di New York e Miami vedranno la partecipazione di oltre 160 produttori italiani - quest’anno all’evento si aggiungono 80 cantine di Slow Wine -  i quali avranno la possibilità di confrontarsi con i più importanti operatori professionali nel corso di un ricco calendario di incontri, presentazioni e degustazioni rivolte ad un target b2b e b2c organizzati a corollario dell’esibizione.

“Non solo un nome nuovo, ma anche tante novità di sostanza con le quali intendiamo approcciare quello che riconosciamo come il mercato per eccellenza, il più importante e sfidante per il vino italiano e per i prodotti del settore agroalimentare ed olivicolo che si affianca al vino in questo sistema di promozione internazionale qual è Vinitaly. Una attività che genera flussi positivi anche sulla rassegna in Italia, che nel 2012 su un totale di 47 mila operatori esteri presenti da 116  Paesi, ha visto quelli provenienti dagli USA aumentare del 16,2% per quasi 7 mila presenze totali” - afferma Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere.

“Con i due eventi di New York e Miami ci inseriamo anche all’interno dell’Anno della cultura italiana in America promosso dall’Ambasciata Italiana a Washington, un’iniziativa di taglio culturale dedicata alla valorizzazione della tradizione e del lifestyle made in Italy attraverso le molteplici forme in cui questi si esprimono: arte, cinema, patrimonio architettonico e paesaggistico, scienza, moda, e naturalmente la cultura alimentare. Un evento di prestigio nell’ambito del quale Vinitaly, ambasciatore del vino italiano nel mondo, è orgoglioso di presentare all’attento pubblico americano le eccellenze del mercato vitivinicolo nazionale” – aggiunge Ettore Riello, Presidente di Veronafiere.

Per promuovere la tradizione vinicola italiana, Vinitaly International prevede un ricco percorso di degustazioni guidate tenute da GIV (Gruppo Italiano Vini), Soave, Palm Bay e Consorzio Tutela Prosecco DOC con il supporto della nuova applicazione per iPad “Vinitaly Interactive”, che registra le preferenze di ogni degustatore usando un codice QR e permette di ricevere al termine un tasting book personalizzato.
Tra queste, vanno segnalate le due master class “Call it Prosecco: only if it originates from the Prosecco area” organizzate da Consorzio Tutela Prosecco DOC per esaltare le qualità e le caratteristiche uniche del Prosecco, e sottolineare al contempo come questo termine non identifichi semplicemente un vino ma denoti una varietà di vitigni con precisa provenienza territoriale, che vinificati secondo la tradizione, danno origine all’amatissimo vino frizzante particolarmente apprezzato anche all’estero (+35% di vendite negli USA nel 2012).
Protagonista anche il Soave, con appuntamenti dedicati agli operatori di settore e alla stampa specializzata: a New York, il 28 gennaio e poi a Miami, il 30 gennaio. Due eventi per la promozione e la valorizzazione del Soave negli Stati Uniti che nascono sotto il segno del vulcano. Il Consorzio del Soave, infatti, è il promotore di Vulcania, il forum internazionale dei vini bianchi da suolo vulcanico. Nei seminari in programma negli USA, oltre ai focus sul Soave, verrà presentata in anteprima la mappa dei suoli vulcanici italiani dall’enologo del Consorzio, Giovanni Ponchia.

Proprio i trend della domanda statunitense saranno affrontati nella presentazione dell’Annual Survey of Imported Wine Consumption Trends in the USA a cura di John Gillespie, Presidente del Wine Market Council, in calendario alle ore 11 di lunedì 28 gennaio a New York.
Non solo vino a Vinitaly International nella prima tappa del 2013 negli USA, ma spazio anche a un’altra eccellenza del made in Italy: l’olio extra vergine di oliva italiano. Il consorzio guidato da Mifaap e Unaprol ha scelto di inserire le due tappe statunitensi nella sua campagna di promozione del consumo consapevole del prodotto certificato I.O.O.% italiano.
Vinitaly International USA ha ricevuto i patrocini del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.


A Vinitaly dal 7 al 10 aprile il meglio dell’offerta enologica

EXPORT, QUALITÀ, SOSTENIBILITÀ, DIVERSITÀ E AGGREGAZIONE:
ECCO LE CINQUE KEY WORDS DEL VINO ITALIANO

Il comparto vitivinicolo italiano, forte dei risultati del 2012, riparte dai suoi cinque asset fondamentali  per garantirsi un futuro solido e in continua crescita.

Verona, 20 marzo 2013 - Export, qualità, sostenibilità, diversità e aggregazione: sono queste le cinque key words, gli asset che hanno garantito al mondo del vino italiano di rappresentare una delle eccezioni positive di fronte alla crisi globale che ancora non vuole smettere di mordere. Elementi che continueranno a sostenere il Bel Paese in bottiglia anche nel 2013 e, anzi, potranno fornire ulteriori margini di crescita e sviluppo. Cinque espressioni della vivacità di un comparto che sarà protagonista a Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore, di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com).
Stabilire una precisa scala gerarchica di questi cinque fondamentali elementi forse non è possibile, ma è inevitabile iniziare dall’export. Se si guarda agli andamenti delle esportazioni arrivano confortanti conferme per i vini tricolore e un quadro di riferimento che indica inequivocabilmente che questa strada è ormai senza ritorno e, soprattutto, di grande prospettiva futura. Una vera e propria soluzione non solo alla “fatica” del mercato interno, ma anche alla ricerca di uno sviluppo del business che, a livello del mercato globale, non sembra conoscere crisi.
Il vino italiano, infatti, anche nel 2012 si conferma come uno dei comparti più affidabili e in salute, almeno da questo punto di vista. Il valore delle esportazioni delle etichette nazionali raggiunge i 4,7 miliardi di euro (segnando un nuovo record), in crescita del 7% sul 2011 (dati Istat), a fronte, però, di un calo dei volumi del 9% (intorno ai 21,4 milioni di ettolitri). Uno scenario decisamente positivo considerando la posizione delle nostre etichette nel 2007, cioè prima della crisi, quando l’export valeva 3,4 miliardi di euro per 18,7 milioni di ettolitri a volume. Insomma, per vari motivi, l’Italia del vino ha saputo consolidare e soprattutto rafforzare la sua presenza sui mercati internazionali, valorizzando in modo deciso sia i mercati maturi e fidelizzati che quelli, soprattutto orientali, dalle grandi prospettive, ma ancora un po’ volatili, marcando in questo senso una differenziazione fondamentale con le politiche di esportazione francesi, che, a fronte di risultati importanti, restano un po’ più a rischio.
Se l’export tira come non mai, il merito va, soprattutto, anche se non sempre questa voce è adeguatamente ricordata, alla qualità. Ormai il mondo del vino è abituato a considerare il livello qualitativo delle etichette italiane ben attestato su livelli più che soddisfacenti e quasi dimentica che questa acquisita sicurezza organolettica è prima di tutto una delle caratteristiche più importanti dei vini del Bel Paese. Si tratta di un risultato che arriva dopo un percorso difficile e al contempo impetuoso, relativamente lungo (a partire, grosso modo, dalla metà degli anni Ottanta) e irreversibile, che ha visto l’intero comparto compiere passi che, probabilmente, a livello mondiale, nessun Paese produttore ha compiuto in così poco tempo e con risultati altrettanto straordinari.
La qualità delle bottiglie italiane, infatti, da quelle cheap ai fine wine, ha raggiunto un livello capace di essere anche un modello per la produzione del resto del mondo. I fattori che determinano questa qualità sono molteplici, coinvolgono l’intero processo produttivo e sono strettamente interconnessi. Un caleidoscopio complesso, certo, magari comunicabile con più difficoltà, ma un punto di forza che contribuirà sempre a mantenere la produzione enologica italiana competitiva e piena di appeal, garantendo margini di ulteriori miglioramento.
La voce che forse va più di moda, anche se a ben guardare non si tratta di una tendenza momentanea ma di un preciso cambio di paradigma produttivo e culturale, è la sostenibilità. Un aspetto di grande importanza, specie per la sensibilità di chi il vino lo consuma, e che i produttori italiani stanno sempre più accrescendo nelle proprie aziende: una “voglia” di attenzione ambientale, di cura nei processi produttivi che sta sempre più interessando il comparto vitivinicolo. C’è poi la sostenibilità sociale, cioè rapporti corretti con le proprie maestranze (no al lavoro nero, niente discriminazioni di sesso o religione, ecc.), ma anche quella economica, realizzabile solo attraverso una progettualità seria e un affrancamento totale o parziale delle realtà produttive rispetto alla finanziarizzazione delle imprese.
La sostenibilità economica, peraltro, è necessaria per mantenere un altro caposaldo del comparto vitivinicolo tricolore: la diversità. L’Italia del vino non è soltanto un numero importante di Doc e Docg (rispettivamente 330 e 73 più 118 Igt), ma anche un vero e proprio insieme di territori di straordinaria bellezza e dalle caratteristiche così varie e variabili, tanto da costituire un vero e proprio giacimento a cielo aperto di grande fascino per chi viene a visitarlo (il fenomeno dell’enoturismo continua a dare buoni risultati, +12% nel 2012 sul 2011, secondo i dati dell’Osservatorio Città del Vino/Censis) e, soprattutto, in grado di diversificare la proposta enoica italiana. Un valore aggiunto unico al mondo che continuerà a suscitare curiosità e interesse, amplificando l’appeal delle bottiglie italiane. La diversità dei territori, però, non è l’unico patrimonio esclusivo dell’Italia. C’è anche quello rappresentato dalla straordinaria abbondanza e varietà dei vitigni coltivati su e giù per la penisola. Un ricchissimo campionario di vitigni di antica coltivazione che raccontano una storia millenaria, sintetizzata in una cultura materiale del fare che non ha eguali al mondo. Alla fine di questa suggestiva “filiera” che non è solo produttiva, vini di estrema originalità e ancora, in parte, da scoprire e valorizzare.
Da ultimo, ma non per importanza, c’è la sempre più crescente tendenza all’aggregazione. Non solo grazie all’attività sempre più puntuale dei Consorzi di tutela, forniti di nuovi strumenti dalla legge 61/2010, ma anche quella che riguarda direttamente le aziende produttrici. Si va dalla semplice unione di varie aziende attorno ad un unico manager incaricato di raggiungere i mercati più lontani, per snellire logistica e costi, ma anche per portare in giro per il mondo un’offerta il più possibile capace di restituire la varietà delle etichette italiane, alle vere e proprie fusioni aziendali, anche di realtà importanti, per ottenere una massa critica maggiore e consolidare all’estero le posizioni conquistate, favorendo le aziende più piccole, a loro volta trainate dalla capacità commerciale delle realtà più grandi.

 VINO ITALIANO NEL MONDO: TRA CURIOSITÀ E MANIE, ECCO L’IDENTIKIT DEI NUOVI CONSUMATORI GLOBALI 

Si fa presto a dire nuovi mercati: per il vino italiano si stanno aprendo le porte di Cina, Brasile, India, Russia, con miliardi di potenziali clienti, ma è importante per i produttori conoscere bene ogni target. Il consumo mondiale di vino nel 2012 si è attestato a 245,2 milioni di ettolitri, con il record di Stati Uniti (29 milioni di ettolitri); bene anche la Cina (+9%). 
Verona, 22 marzo 2013 - I cinesi adorano le griffe, e anche nel vino ricercano l’idea di status symbol e lusso: insomma, Brunello di Montalcino e Barolo come Valentino e Prada. I brasiliani, amano sperimentare nuove etichette mentre i russi sono disposti a spendere grosse cifre. È questo l’identikit, stilato da www.winenews.it, dei nuovi consumatori mondiali, potenziali mercati di riferimento del futuro per il vino made in Italy, di cui si parlerà a Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com).
Il consumo mondiale di vino nel 2012 si è attestato a 245,2 milioni di ettolitri. In Europa, si è stabilizzato sui livelli del 2011, ma è fuori dai confini europei che il trend è positivo: negli Stati Uniti si dovrebbero raggiungere i 29 milioni di ettolitri (+5%) mentre la Cina ha registrato una crescita dei consumi pari al 9 per cento.
Si tratta ancora di consumi lontani da quelli europei, infatti agli oltre 37 litri italiani si contrappongono il litro scarso dei cinesi, i pochi centilitri degli indiani, il litro abbondante dei brasiliani o i circa 10 litri dei russi, ma in crescita continua. Si tratta comunque di dati spalmati su tutta la popolazione, la maggior parte della quale non beve vino. Nelle città di consumo, quelle principali e più ricche, dove si concentra chi beve vino, i consumi pro capite, infatti, si avvicinano a quelli di altri paesi consumatori.
Se è vero che le nuove potenze mondiali, i cosiddetti Paesi Bric, rappresentano un bacino potenziale di miliardi di consumatori, è altrettanto vero che non è facile entrare in questi mercati, sia perché in alcuni casi si tratta di Paesi in cui il vino non fa parte della tradizione alimentare, sia perché il made in Italy si deve scontrare con competitor internazionali particolarmente agguerriti.
A partire dalla Cina, uno dei mercati più promettenti e difficili al mondo. Qui il consumatore, nella grande maggioranza dei casi, è completamente estraneo, dal punto di vista storico e culturale, al consumo di vino. Sono relativamente pochi anni che il vino è approdato in Cina, ed è destinato, per il momento, ad una piccola nicchia di nuovi ricchi, che ricercano uno status symbol di appartenenza allo stile di vita occidentale. E’ invece faticoso far entrare il consumo di vino nelle abitudini della classe media cinese, molto conservatrice. Su un punto tutti i produttori italiani che stanno lavorando con la Cina sono concordi: i tempi di reazione al vino, quello italiano in particolare, sono lenti, perché i vini-icona sono soprattutto quelli francesi, presenti in Cina da oltre vent’anni, mentre le nostre etichette devono ancora accreditarsi definitivamente in questo senso. E ci vuole il sistema-Italia a dare una mano, come ha fatto la Francia per i suoi produttori.
Diverso il caso della Russia: il consumatore di vini italiani appartiene ad un target medio-alto e cosmopolita, residente in prevalenza nelle grandi città come Mosca e San Pietroburgo, e abituato a viaggiare, spesso in Italia. Anche per i russi le nostre etichette rappresentano uno status symbol, legato al lifestyle italiano. Grazie a frequentazioni assidue del nostro Paese, conoscono sempre più le denominazioni e i terroir di casa nostra e, anche se sono disposti a spendere grandi cifre, lo fanno sempre più con cognizione di causa: amano sfoggiare, quindi, ma non sono disponibili a farsi ingannare.
In Brasile, invece, l’interesse per il vino sta crescendo lentamente, ma con costanza: qui le bevande tradizionali sono infatti la birra e la cachaça, rispettivamente con 54 litri e 11 litri pro capite annui, mentre il vino si attesta sui 2,5 litri a persona. Il Brasile, essendo anche produttore, sta promuovendo azioni interne per incrementare il consumo responsabile di vino. Qui a bere vino sono sicuramente la nicchia dei più abbienti, ma anche la nuova classe media, che prima non esisteva e che oggi è sempre più informata e preparata. Rimane invece totalmente estranea al consumo di vino la grande massa della popolazione. Il vino italiano - l’Italia è il quarto esportatore in Brasile, con una quota di mercato del 14 per cento circa - gode di un’immagine privilegiata tra i consumatori brasiliani, anche per la vicinanza culturale con l’Italia, grazie ai molti immigrati provenienti dal nostro Paese. Il vino toscano fa la parte del leone, in particolare il Chianti, ma sono molto diffusi anche Prosecco e Lambrusco. Resta una criticità il pesante sistema di dazi che rende il mercato verdeoro tra più cari al mondo. 


VINO ITALIANO NEL MONDO: TRA CURIOSITÀ E MANIE, ECCO L’IDENTIKIT DEI NUOVI CONSUMATORI GLOBALI 

Si fa presto a dire nuovi mercati: per il vino italiano si stanno aprendo le porte di Cina, Brasile, India, Russia, con miliardi di potenziali clienti, ma è importante per i produttori conoscere bene ogni target. Il consumo mondiale di vino nel 2012 si è attestato a 245,2 milioni di ettolitri, con il record di Stati Uniti (29 milioni di ettolitri); bene anche la Cina (+9%). 

Verona, 22 marzo 2013 - I cinesi adorano le griffe, e anche nel vino ricercano l’idea di status symbol e lusso: insomma, Brunello di Montalcino e Barolo come Valentino e Prada. I brasiliani, amano sperimentare nuove etichette mentre i russi sono disposti a spendere grosse cifre. È questo l’identikit, stilato da www.winenews.it, dei nuovi consumatori mondiali, potenziali mercati di riferimento del futuro per il vino made in Italy, di cui si parlerà a Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com).
Il consumo mondiale di vino nel 2012 si è attestato a 245,2 milioni di ettolitri. In Europa, si è stabilizzato sui livelli del 2011, ma è fuori dai confini europei che il trend è positivo: negli Stati Uniti si dovrebbero raggiungere i 29 milioni di ettolitri (+5%) mentre la Cina ha registrato una crescita dei consumi pari al 9 per cento.
Si tratta ancora di consumi lontani da quelli europei, infatti agli oltre 37 litri italiani si contrappongono il litro scarso dei cinesi, i pochi centilitri degli indiani, il litro abbondante dei brasiliani o i circa 10 litri dei russi, ma in crescita continua. Si tratta comunque di dati spalmati su tutta la popolazione, la maggior parte della quale non beve vino. Nelle città di consumo, quelle principali e più ricche, dove si concentra chi beve vino, i consumi pro capite, infatti, si avvicinano a quelli di altri paesi consumatori.
Se è vero che le nuove potenze mondiali, i cosiddetti Paesi Bric, rappresentano un bacino potenziale di miliardi di consumatori, è altrettanto vero che non è facile entrare in questi mercati, sia perché in alcuni casi si tratta di Paesi in cui il vino non fa parte della tradizione alimentare, sia perché il made in Italy si deve scontrare con competitor internazionali particolarmente agguerriti. 
A partire dalla Cina, uno dei mercati più promettenti e difficili al mondo. Qui il consumatore, nella grande maggioranza dei casi, è completamente estraneo, dal punto di vista storico e culturale, al consumo di vino. Sono relativamente pochi anni che il vino è approdato in Cina, ed è destinato, per il momento, ad una piccola nicchia di nuovi ricchi, che ricercano uno status symbol di appartenenza allo stile di vita occidentale. E’ invece faticoso far entrare il consumo di vino nelle abitudini della classe media cinese, molto conservatrice. Su un punto tutti i produttori italiani che stanno lavorando con la Cina sono concordi: i tempi di reazione al vino, quello italiano in particolare, sono lenti, perché i vini-icona sono soprattutto quelli francesi, presenti in Cina da oltre vent’anni, mentre le nostre etichette devono ancora accreditarsi definitivamente in questo senso. E ci vuole il sistema-Italia a dare una mano, come ha fatto la Francia per i suoi produttori. 
Diverso il caso della Russia: il consumatore di vini italiani appartiene ad un target medio-alto e cosmopolita, residente in prevalenza nelle grandi città come Mosca e San Pietroburgo, e abituato a viaggiare, spesso in Italia. Anche per i russi le nostre etichette rappresentano uno status symbol, legato al lifestyle italiano. Grazie a frequentazioni assidue del nostro Paese, conoscono sempre più le denominazioni e i terroir di casa nostra e, anche se sono disposti a spendere grandi cifre, lo fanno sempre più con cognizione di causa: amano sfoggiare, quindi, ma non sono disponibili a farsi ingannare. 
In Brasile, invece, l’interesse per il vino sta crescendo lentamente, ma con costanza: qui le bevande tradizionali sono infatti la birra e la cachaça, rispettivamente con 54 litri e 11 litri pro capite annui, mentre il vino si attesta sui 2,5 litri a persona. Il Brasile, essendo anche produttore, sta promuovendo azioni interne per incrementare il consumo responsabile di vino. Qui a bere vino sono sicuramente la nicchia dei più abbienti, ma anche la nuova classe media, che prima non esisteva e che oggi è sempre più informata e preparata. Rimane invece totalmente estranea al consumo di vino la grande massa della popolazione. Il vino italiano - l’Italia è il quarto esportatore in Brasile, con una quota di mercato del 14 per cento circa - gode di un’immagine privilegiata tra i consumatori brasiliani, anche per la vicinanza culturale con l’Italia, grazie ai molti immigrati provenienti dal nostro Paese. Il vino toscano fa la parte del leone, in particolare il Chianti, ma sono molto diffusi anche Prosecco e Lambrusco. Resta una criticità il pesante sistema di dazi che rende il mercato verdeoro tra più cari al mondo. 
Infine, l’India: un mercato che si è appena aperto al vino, e in cui il target dei consumatori è in espansione, anche se ancora di nicchia, soprattutto a causa di un elevatissimo sistema di tassazione che seleziona i potenziali acquirenti, appartenenti ad una classe economica di livello molto alto. Anche qui il vino si ordina e si beve soprattutto nei ristoranti e negli hotel di lusso, ma grazie alla lunga tradizione coloniale di stampo anglosassone le abitudini occidentali sono, rispetto alla Cina, molto più diffuse ed accettate. 

IL VINO ITALIANO E’ COOL, MA SOLO ALL’ESTERO. A CASA NOSTRA SI BEVE SEMPRE MENO E SOLO IN OCCASIONI SPECIALI 

Se è il rito dell’aperitivo a trainare i consumi quotidiani, il vino scopre il suo lato glamour e diventa protagonista di eventi mondani, a base di celebrities e location straordinarie 

Verona, 22 marzo 2013 - Quanto è cool il vino italiano: peccato che si beva ormai soprattutto all’estero. I produttori di casa nostra vedono infatti nell’export, in continua crescita - siamo i primi a livello mondiale - l’unica alternativa alla stagnazione delle vendite sul mercato domestico, penalizzato dalla crisi economica. Il consumo quotidiano di vino in Italia diminuisce costantemente, anche se con nuove tendenze, sempre più legate ai riti della vita moderna, al glamour e alla cultura. Di queste nuove tendenze si parlerà a Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore, di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com).
Il calo dei consumi interni ci ha portato nel 2012, secondo i dati OIV l’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino resi noti ieri, a 37,2 litri pro capite all’anno, con una riduzione del 14% dal 2008. I fattori che hanno contribuito a questa diminuzione sono vari: la crisi ha sicuramente inferto un durissimo colpo alla domanda nei ristoranti, ma a questa si aggiungono come ulteriore deterrente le severe leggi in materia di limiti alcolici consentiti. Poi, più in generale, gli italiani bevono meno a tavola per ragioni legate alla salute e alla dieta. 
Se nelle classiche occasioni del pranzo e della cena si beve sempre meno vino, è l’aperitivo a trainare i consumi: da solo o mixato in cocktail, con un posto d’onore per le bollicine, il vino diventa il perfetto protagonista dell’happy hour. Nato nelle grandi città, ma ormai diffuso ovunque, l’aperitivo rappresenta non più un’introduzione alla cena, ma un vero e proprio rito di aggregazione sociale per passare del tempo con gli amici e conoscere gente nuova. Uno, due o tre calici di vino diventano così l’accompagnamento ideale, anche da un punto di vista economico, per una vera e propria cena low cost, composta da stuzzichini e finger food, o servita in ricchi buffet.
Da un punto di vista di immagine e promozione, però, il mondo del vino italiano non sembra puntare sulla quotidianità: preferisce scoprire il suo glamour, diventando protagonista di degustazioni ed happening in location di grande impatto, in Italia e nel mondo. 
Numerosi gli esempi: dalle “prime” nei più importanti teatri italiani - dalla Scala di Milano al San Carlo di Napoli, a La Fenice di Venezia - con brindisi di inaugurazione nel segno delle etichette più prestigiose; alla “Vendemmia di Via Montenapoleone”, con degustazioni di grandi griffe nelle più celebri boutique di moda e gioielli del quadrilatero della moda di Milano, o durante la “Settimana Della Moda”; dai brindisi made in Italy in occasione dei grandi eventi sportivi internazionali, dalle Olimpiadi Invernali di Vancouver ai Mondiali di Calcio in Sudafrica, dai Mondiali di Scherma al Sicilian Open Golf alla Maratona Internazionale di Madrid e New York, senza dimenticare infine le grandi aste di beneficienza, come quella di amFAR al Festival del Cinema di Cannes, e le degustazioni organizzate dalle griffe made in Italy in location da sogno, come quella al Louvre di Parigi, per citare sono alcuni degli eventi più famosi.

Quattro ricette con quattro abbinamenti di vino

BUONA PASQUA CON LE RICETTE D’AUTORE DI VINITALY

Anteprima di Vinitaly con il menu realizzato dagli chef Enrico Bartolini (antipasto), Piero Bertinotti (primo), Fabio Baldassarre (secondo) e Massimo Spigaroli (dolce), protagonisti del Ristorante d’autore durante la più importante fiera professionale dedicata al vino, in programma a Verona dal 7 al 10 aprile.
Verona, 29 marzo 2013 – Ricette d’alta cucina per il pranzo di Pasqua con le proposte degli chef che saranno protagonisti al Ristorante d’Autore di Vinitaly (7-10 aprile 2013 – www.vinitaly.com).
Si parte con “uova benedette, asparagi e salsa bernese” di Enrico Bartolini, chef del Ristorante Devero di Cavenago Brianza (MB). “Le uova cotte in acqua bollente per quattro minuti e mezzo, per avere l’albume cotto e il tuorlo cremoso – spiega Bartolini –, vanno subito pelate e adagiate su cinque o sei asparagi verdi pelati, sbianchiti in acqua e sale e saltati con burro e timo. Vanno servite con un cucchiaio di salsa bernese e completate con delle erbette selvatiche – stupendi i carletti - condite con aceto balsamico tradizionale. Ideale per questo piatto un bicchiere di Sauvignon dell’Alto Adige”.
“Agnolotti del presidente” per Piero Bertinotti del Ristorante Pinocchio di Borgomanero (NO) abbinati con un Nebiolo giovane: “E’ un piatto della tradizione – spiega lo chef – che ho proposto due anni fa quando il presidente Napolitano venne in visita a Vinitaly. Fece anche il bis”, da qui il nome in onore del capo dello Stato. Gli ingredienti di questo piatto sono una sfoglia ricca di uova tirata sottilissima, un ripieno fatto con carni di vitello, pollo e maiale, insaporito con salame della Duja e Parmigiano-Reggiano, ma alleggerito (questo il segreto) con pane bagnato nel latte; tutto condito con un sugo d’arrosto fatto con le ossa (“Sono piemontese – dice Bertinotti – non butto niente”).
L’usanza dell’agnello pasquale si conferma al Ristorante Unico di Milano, dove lo chef Fabio Baldassarre lo propone, ispirandosi alla cucina greca, con salsa yogurt e menta, accompagnato da ravanelli saltati all’aceto di cherry. L’abbinamento consigliato per questa ricetta è con un rosso di carattere, come Montalcino, Barbera o Pinot Nero.

Uovo di cioccolato con sorpresa per lo chef Massimo Spigaroli, del Ristorante Antica Corte Pallavicina (PR): “La nostra proposta per il dessert – dice - mantiene fede alla tradizione, reinventandola  con una gustosa sorpresa. All’interno del nostro uovo di finissimo cioccolato si nasconde, infatti, il dolce vero e proprio, una zuppa inglese con una punta di liquore. Per quanto riguarda l’abbinamento, consiglierei di accompagnare questo dessert con un Rosso delle Dolomiti o un Recioto della Valpolicella, per restare in tema con le etichette del territorio del Vinitaly”.




VIGNETI E CANTINE ECO-FRIENDLY: LA GREEN ECONOMY PROTAGONISTA A VINITALY

Il futuro del vino passa anche per la sostenibilità del processo produttivo: dalla carbon e water footprint, fino agli indicatori di gestione agronomica e ai parametri socio-economici e di qualità del paesaggio. È italiano il primo calcolatore per il bilancio energetico delle aziende vinicole. A Vinitaly molti i convegni e le iniziative dedicate. 

Verona 1 aprile 2013 - Rendere sostenibile l'intero processo produttivo: il futuro del vino ed il suo successo tra i consumatori passano anche da qui. Un aspetto al quale i wine lover sono sempre più attenti e che alcune cantine italiane affrontano già da anni con progetti realizzati insieme al mondo della ricerca e delle università. Così la green economy nel vigneto e in azienda fa passi da gigante ed è tra i temi al centro della 47a edizione di Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore, di scena a Verona dal 7 al 10 aprile 2013 (www.vinitaly.com).
Eco-sostenibilità significa parlare di carbon e water footprint, misure che calcolano, rispettivamente, il totale delle emissioni di gas serra e il consumo di acqua collegati alla produzione. Ci sono, poi, anche fattori specifici del ciclo del vino, come la valutazione della gestione agronomica del vigneto - relativa all’utilizzo del suolo e alla sua fertilità o all’impiego di agrofarmaci e di macchine agricole - e l’indicatore socio-economico e di qualità del paesaggio che misura la ricaduta delle azioni intraprese dalle aziende sul territorio. 
L’Italia del vino è all’avanguardia su ogni fronte, con esempi di cantine completamente autosufficienti dal punto di vista energetico grazie ad impianti solari e geotermici, aziende storiche riconvertite interamente a biodinamica e consorzi che forniscono ai comuni le biomasse per alimentare gli impianti pubblici o che riciclano i tappi di sughero. Pure la ricerca applicata contribuisce con il primo calcolatore italiano per il bilancio energetico del settore vitivinicolo (Ita.Ca, acronimo di Italian Wine Carbon Calculator), scelto dal ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (presente a Vinitaly, con un’area al piano terra del Palaexpo) per rappresentare l’Italia nella commissione internazionale dedicata alla definizione del nuovo protocollo di calcolo dell’impronta carbonica dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.
Proprio alla green economy, Vinitaly - ormai alle porte - dedica una serie di iniziative. A cominciare dal convegno organizzato da Veronafiere ed Efficiency Know “Wine and Energy”, in programma il 10 aprile, alle ore 11 nella Sala stampa tra i padiglioni 4 e 5: un evento che, attraverso case history, vuole fare il punto sull’efficienza energetica nel settore vitivinicolo, come parte del percorso di avvicinamento a Smart Energy Expo, la nuova manifestazione di Veronafiere sulla gestione intelligente dell’energia, al debutto dal 9 all’11 ottobre 2013. 
Officinae Verdi e Wwf, a Vinitaly, il 9 aprile alle ore 11 nello stand di FederBio, presentano “Eko Cantina - Eko Bio Wine”, un progetto per le aziende che vogliono diventare cantine sostenibili, certificando gli interventi realizzati: allestito per l’occasione un Green Energy Desk dove effettuare sessioni one to one per valutare le opportunità di miglioramento energetico-ambientale.
Sempre il 9 aprile, alle ore 15.30, Oracle Italia promuove, al primo piano del Palaexpo, il seminario “Dal campo alla bottiglia: quanto IT c'è in un bicchiere di vino?” per approfondire il ruolo che l’informatica gioca nel gestire al meglio tutte le operazioni legate al business vinicolo, in ottica di risparmio energetico.
Nel corso della manifestazione, infine, 45 aziende del Consorzio del Vino Nobile mettono a disposizione diversi punti di raccolta per “Salvasughero”, la campagna per il riciclo dei tappi di sughero che possono riprendere vita in diversi settori come la bioedilizia. 




Notizie ricevute da:

Servizio Stampa Veronafiere
Tel.: + 39.045.829.82.42 – 82.85 – 82.10
E-mail: pressoffice@veronafiere.it - www.vinitaly.com





































































































































































































































































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