domenica 16 ottobre 2011

7° Concorso Internazionale Enologico “Emozioni dal mondo Merlot e Cabernet insieme”



Questa settimana è stata la volta della provincia di Bergamo, sempre grazie alla collaborazione con la rivistaInformaCibo, "la rivista per chi ama il buon gusto".
Invitato e ospite nella terra natale di Donizetti, Bergamo, che in questi tre giorni è stata eletta capitale del Merlot e Cabernet e testimonial dell'oramai consolidata edizione del "Concorso Internazionale Enologico" che si è tenuto dal 13 al 15 ottobre, a Brignano Gera d'Adda nelle mura dello storico Palazzo Visconti.

Quest'anno si trattava del 7° appuntamento, ed è stato caratterizzato da tante iniziative distribuite su tutto il territorio.

I giornalisti, wine maker ed esperti del settore, presenti per l'occasione, sono stati accompagnati a visitare luoghi storici e caratteristici della        bergamasca. Oltre ai vini è stata un occasione per i tanti partecipanti, di assaggiare anche le deliziose tradizioni culinarie. Nella giornata del 15 le degustazioni sono state aperte al pubblico, i quali hanno potuto degustare i "vincitori del concorso".




Il concorso è stato organizzato dai vignaioli Bergamaschi s.c.a.  in collaborazione con il Consorzio Tutela Valcalepio, che anche in questa occasione e per il settimo anno consecutivo ha ottenuto il patrocinio dell'Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino e del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali della Repubblica Italiana. Il Concorso in oggetto è l'unico Concorso Enologico Internazionale ufficiale al mondo dedicato ai vini a base Merlot, Cabernet e loro tagli.                                                                                                                                                                                 
Sono stati 201 i vini presentati dai produttori di tutto il mondo (15 i paesi rappresentati: Spagna, Francia, Italia, Germania, Serbia, Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Israele, Malta, Sud Africa, Chile, Perù, Turchia) per essere sottoposti al giudizio di giudici di varia estrazione (tecnici e giornalisti) altamente qualificati provenienti da 18 nazioni (Perù, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Italia, Croazia, Serbia, Slovenia, Francia, Lettonia, Malta, Israele, Germania, Austria, Lussemburgo, Belgio, Ungheria, Slovacchia, Polonia).

 I 63 giudici, suddivisi in 7 commissioni hanno confermato il primato di ‘Emozioni dal Mondo: Merlot e Cabernet Insieme’ per quanto riguarda il rapporto tra il numero di degustatori e il numero di campioni degustati

 Rilevante la media dei punteggi ottenuti dai 200 vini ammessi alla degustazione (1 campione non è risultato idoneo in quanto non corrispondente ai requisiti previsti dal regolamento, che ammette solo vini Merlot, Cabernet e loro tagli con denominazione DOC o IGT o corrispettivi esteri): 83 punti su 100. ‘Ciò significa’ ha dichiarato Sergio Cantoni, membro del direttivo del Consorzio Tutela Valcalepio che patrocina la manifestazione,‘che i vini che i produttori decidono di presentare a ‘Emozioni dal Mondo: Merlot e Cabernet Insieme’ sono altamente selezionati e di ottima qualità. Il punteggio medio di 83/100, infatti, corrisponderebbe da regolamento OIV (Organisation International de la Vigne et du Vin) alla medaglia d’argento’.


‘Si tratta di campioni in tutti i sensi’, continua Cantoni, ‘non solo in quanto vini proposti alla degustazione ma soprattutto in quanto vini di alta qualità. Quest’anno avevamo certamente 200 Campioni’.

Tuttavia lo stesso regolamento OIV prescrive che solo il 30% dei campioni presentati possa essere premiato con una medaglia: ecco quindi le 56 medaglie d’oro e le 2 gran medaglie d’oro (per questo riconoscimento il punteggio da superare è di 92/100).

Altro importante riconoscimento assegnato durante ‘Emozioni dal Mondo: Merlot e Cabernet Insieme’ è il Premio della Stampa. E’ un riconoscimento che si basa sui giudizi espressi dai giornalisti membri delle commissioni di degustazione e premia il vino che per ogni nazione ha ottenuto il punteggio più altro, purché esso superi la soglia degli 80/100.

                 

Grande soddisfazione tra gli organizzatori:

 ‘Ci fa piacere assegnare la Gran Medaglia d’Oro al Merlot Cabernet Sauvignon Goriska brda 2006 dell’azienda Constantini Vina (Slovenia) e all’IGTs Cabernet Alto Mincio Val di Pietra 2008 della Tenuta Maddalena di Mantova’, ha dichiarato il Presidente del Consorzio Tutela Valcalepio, Enrico Rota, ‘Da un primo esame appare evidente come il giudizio delle commissioni non sia più solamente volto a campioni muscolari e ad alta gradazione alcolica ma inizi ad evidenziarsi un gradimento anche per vini meno strutturati, più freschi e morbidi’. 
 Per i tanti giornalisti e gli addetti ai lavori di tutto il mondo, è stata offerta dagli organizzatori la possibilità di visitare il territorio della provincia bergamasca, luoghi di interesse storico, enologico, e culturale. A delineare l'importanza che riveste il vino per un territorio. Le degustazioni si sono svolte nelle splendide sale affrescate del Palazzo Visconti di Brignano Gera d’Adda; le visite guidate sono state condotte presso il Palazzo Visconteo di Pagazzano e il Santuario di Caravaggio. Per quanto riguarda invece la visita enologica, sono state visitate la Cantina Sociale Val San Martino di Pontida e l’azienda agricola Sant’Egidio di Fontanella.









Grazie agli organizzatori ho avuto modo di visitare luoghi storici e di culto:
Il Santuario di Caravaggio è un monumentale edificio
 di culto situato nel territorio di    Caravaggio, in prov. di Bergamo, dedicato al culto di Santa Maria del Fonte, che secondo la       tradizione cattolica, apparve in tale località il 26 maggio 1432, di fronte alla giovane contadina Giannetta de' Vacchi.
L'erezione dell'attuale tempio mariano, fortemente voluto dall'arcivescovo Carlo Borromeo, iniziò nel 1575 alternando fasi di sviluppo a lunghi intervalli, l'opera di costruzione si protrasse fino ai primi decenni del XVIII secolo. 
Il tempio Monumentale sorge al centro di una vasta spianata circondata da portici simmetrici su tutti e quattro i lati, che corrono, con 200 arcate, per quasi 800 metri. 
Un triplice viale alberato lungo circa 2 km, completato nel 1709, raccorda il Santuario al centro cittadino, al termine del viale, in corrispondenza dell'ingresso nel centro storico, si trova il trionfale arco di Porta Nuova, che reca nell'attico un gruppo marmoreo dell'Apparizione e fu eretto nel 1709 in occasione della solenne incoronazione della Vergine.
All'interno il tempio mariano si presenta ad una sola navata, con una caratteristica pianta a croce latina, ed è caratterizzato da uno stile classico, con pilastri dai capitelli ionici. E' presente un grandioso organo Serassi del 1837. Al di sotto dell'altare si trova il Sacro Speco, che ospita il gruppo statuario ligneo che ricostruisce la scena dell'Apparizione. Sotto lo Speco si trova il Sacro Fonte sotterraneo, al quale si accede dall'esterno del tempio, ove si trova una fontana da cui si puo' attingere l'acqua. Si tratta secondo la leggenda, del luogo esatto dove la giovane Giannetta de' Vacchi assistette alla prima apparizione della Madonna, la quale, come prova della propria origine divina, fece sgorgare una sorgente d'acqua dal terreno


Il Castello di Pagazzano:
L'attuale struttura risale all'inizio del XIV secolo, quando venne edificata in luogo di una precedente costruzione divensiva che avrebbe dovuto sorgere nei pressi della chiesa dedicata ai santi Nazario e Celso. Era infatti consuetudine che le fortificazioni altomedievali della pianura bergamasca venissero costruite a fianco di edifici sacri, allora al centro della vita popolare.
La necessità di un castello difensivo era dovuta alla forte instabilità politica nell'età medievale del borgo di Pagazzano e di tutta la pianura centrale bergamasca: dapprima assegnato ai conti di Bergamo nell'XI secolo, passò a Milano dopo la pace di Costanza, unitamente agli altri castelli della Gera d'Adda. Il dominio nella città milanese venne esercitato dai Torriani e dopo numerose lotte, dai Visconti i quali edificarono il nuovo castello.
Con la zona contesa da Milano e Venezia: in quegli anni il maniero venne affidato prima ai Sagramoro, appartenente al ramo di Brignano dei Visconti, e poi a Francesco de' Isacchi di Treviglio.
Nel 1447, con l'instaurazione a Milano della Repubblica Ambrosiana, la Gera d'Adda passò nuovamente alla Serenissima, ed il castello di Pagazzano venne nuovamente assegnato al ramo brignanese dei Visconti. Questa famiglia mantenne il controllo dell'edificio anche quando, con la costruzione del fosso bergamasco e la definitiva stabilizzazione dei confini, Pagazzano ritornò sotto l'influenza di Milano
Nel 1657 morì senza eredi l'ultimo dei discendenti del ramo brignanese dei Visconti, dopodichè il castello passò alla famiglia milanese dei Bigli.
Nel 1828 la marchesa Fulvia Gigli lasciò il Castello in eredità al marchese Paolo Crivelli, appartenente al casato del marito, la cui famiglia utilizzò la struttura come azienda agricola, mantenendone la proprietà fino al 1968.
Da allora vi subentrarono altri proprietari fino a quando, nel 1999, il castello venne acquistato dal comune di Pagazzano.
Presenta una pianta a sezione quadrata circondata da un fossato difensivo ancora oggi adacquato, unico esempio in tutta la bergamasca.



lunedì 10 ottobre 2011

IV Gran Galà Tortél Dóls



Questa settimana informacibosegue il Tortél Dóls! siamo a Colorno (Pr) una bellissima manifestazione per il recupero di un antico piatto!




Si è appena concluso a Colorno il IV Gran Galà Tortél Dóls, evento che dimostra l'impegno, la passione e l'amore che questo territorio di eccellenza alimentare è in grado di offrire per il costante rilancio delle proprie specialità culinarie. Manifestazione patrocinata dalla Provincia e dal Comune di Parma, dalla Regione Emilia Romagna.

Nel 2008 a Colorno è nata la confraternita del Tortél Dóls, gruppo di appassionati gourmet con il fine di recuperare un piatto altrimenti destinato a scomparire.
Mettici una alleato d'eccezione, Andrea Zanlari Presidente della Camera di Commercio di Parma, instancabile promotore con grandissime qualità organizzative, culturali, professionali e umane e la missione è compiuta. Grazie a questi attori d'eccezione l'antico tortello è riuscito a varcare i confini regionali ed essere incluso nella rinomata collana “L'Italia del Gusto”, edita dal Gruppo Editoriale L'Espresso, nella sezione dedicata alle paste ripiene tipiche dell'Emilia Romagna.
Per la promozione e rivalutazione di questo piatto la Camera di Commercio di Parma nel 2010 ha composto e registrato il disciplinare di produzione e il logo “Tortèl Dóls di Colorno”, per l'alto impegno profuso ad Andrea Zanlari nel corso della serata è stato premiato con l'opera in filo di ferro “Marie del Tortél Dóls” (25x21, alluminio anodizzato, 2010) opera di Alberto Becchi, artista colornese.
Altro premio dell'evento “Savana II” opera del pittore sissese, acquerellista della seconda metà del '900, Rino Ragazzini, offerto in omaggio alla Confraternita come premio per il vincitore della consueta gara tra rezodóre e rezdóri locali per decretare il miglior tortello 2011.

Location d'eccezione, una maestosa costruzione a pochi passi dal centro di Colorno, l'Aranciaia, una struttura fatta costruire da Francesco Farnese tra il 1710 e il 1721, anticamente adibita alla custodia, durante l'inverno, dei vasi contententi alberi di agrumi che deliziavano il giardino di Barbara Sanseverino e quelli di Ranuccio II.
Ieri sera per l'occasione, dopo anni di inutilizzo, trasformata in una raffinata trattoria sotto l'accurata direzione dell'Antica Trattoria tipica “al Vèdel”.
Al centro della costruzione troneggiava, un buffet “reale” magistralmente imbandito dove trovavano posto alcune tra le specialità che rendono unico questo territorio, focaccie a lievitazione naturale alle erbe, lumache di terra, canapè alla robiola, pasticcio di fegato grasso d'oca e vitello con cialda al Parmigiano, Tartare di bue di razza Piemontese senapata, Violino di maiale stagionato e tagliato al coltello, trionfo di Culatello di Zibello dop del podere Cadassa 24 mesi, Salame gentile stagionato in cantina naturale e strolghino di Culatello, l'immancabile spalla cotta di San Secondo in bellavista calda con la mostardina leggera alle verdure croccanti, fritti di baccalà croccante, verdure in tempura e frittelle di maialino.
Protagonista della serata il “Tortél Dóls” seguito da Nido di Polenta macinata a pietra con guancialino di vitella al mosto e tartufo nero delle colline parmensi, e un dolce interamente dedicato alla location: fette di arance di Sicilia con le sue scorze candite, semifreddo all'amaretto e spuma leggera di agrumi. Il tutto arricchito e abbinato perfettamente con i vini della Cantina Ceci.
Nella piazza antistante La Reggia, il Gruppo Alpini di Colorno era intento ad allietare la serata con torta fritta, salume, lambrusco e musica d'autore.






Il resto del programma
Nella mattinata di domenica si è svolto l'interessantissima tavola rotonda aperta al pubblico con assaggi di pasta, dal titolo “Farine in Pasta” moderata da Stefano Bicocchi, in arte Vito, tra i partecipanti e relatori:
Marino Marini, docente e storico di Alma, Scuola di Cucina internazionale con l'intervento: “Di che pasta è fatta l'Italia? 150 anni di cultura, formati, ricette e miti”.
Assaggio pasta: Chef Enrico Bergonzi, Al Vedel
Guido Stancari, di “Molino Grassi” main sponsor dell'evento
Intervento: “La farina e la pasta, un matrimonio perfetto”
Luca Santini, presidente Associazione Provinciale Cuochi di Ancona
Intervento: “La cucina regionale e le sue diversità a cominciare dalla pasta”
Assaggio pasta: chef Alberto Rossetti, Al Tramezzo di Parma
Luciano Tona, direttore Alma, Scuola di cucina internazionale
Intervento: “L'importanza della pasta nell'alimentazione e cultura italiana”
Philippe Leveillè, chef bretone del ristorante Miramonti l'altro di Concesio, provincia di Brescia, due stelle Michelin
Intervento, “il punto di vista di un francese sulle diverse modalità di cucinare la pasta”
Assaggio Pasta: chef Beatrice Petrini, Aquila Romana di Noceto
Romano Lambri, Console nazionale dell'Union Europèenne del Gourmets, Console del Ducato di Parma e Piacenza
Intervento: “La pasta, il punto di vista dell'Europa”
Assaggio pasta: chef Philippe Leveillè, ristorante Miramonti l'altro di Concesio



Intanto nella piazza si sono sfidati a suon di tortel dóls, rezdóre e rezdóri sono stati consumati circa 40 mila tortelli, mentre schiere di bambini si confrontavano nel laboratorio “Manine in Pasta” proprio per garantire il proseguo della tradizione.



Un po' di storia: La particolarità e la difficoltà, che ne stava decretando la scomparsa, di questo piatto sta nei tempi particolarmente lunghi del ripieno e soprattutto della mostarda. Come mi racconta un membro della confraternita “ci voleva la nonna in casa” in quanto pazientemente riusciva a dosare e preparare i tanti ingredienti del ripieno, strettamente legati al territorio e alla stagione, vino cotto fatto dal mosto appena svinato, mostarda preparata in casa, la quale necessitava di quattro giorni, mele cotogne, pere nobili e cocomero bianco da mostarda. Veniva servito in un leggero soffritto a base di concentrato di pomodoro.
Pare che fosse il piatto della festa, in quanto Maria Luigia, duchessa del Ducato di Parma e Piacenza, nei giorni di festa lo portava ad assaggiare ai barcaioli, che trasportavano la sabbia tra le due rive del Po. I quali assaggiandoli la prima volta, avrebbero esclamato: “ma è dolce” è “un tortél dólc”. Così sembra che nacque il nome.
Sicuramente divenne piatto di Natale, dell'ultimo dell'anno e prima della festa di “Sant'Antonio del Gozèn”.
Il territorio che delimita il “Tortél Dóls” è compreso tra paesi di Colorno, Sissa, Trecasali, Mezzani e Torrile.

La Ricetta:

La ricetta del tortél dóls di Colorno, riportata nel depliant distribuito durante la sagra è la seguente:

Ingredienti per 100 tortelli
Mostarda
1,5 kg di pere nobili
1,5 kg di zucca da mostarda (cocomero bianco)
1 kg di mele cotogne
2 limoni tagliati a fette
3 hg di zucchero per ogni kg di frutta pulita
1 gr di senape per ogni kg di frutta pulita
Pulire e tagliare a fette la frutta. Lasciare una notte a macerare con zucchero. Il giorno dopo colare il sugo che si è formato e farlo bollire per alcuni minuti a pentola scoperta per poi versarlo su tutta la frutta. Procedere con questa operazione per tre giorni. Il quarto giorno fare bollire il tutto a pentola scoperta per due ore. Fare raffreddare ed aggiungere 1 gr di senape (si acquista in farmacia) per ogni kg di frutta. Invasare. La mostarda sarà pronta dopo due mesi circa.
Ripieno
6 hg di mostarda
1,5 hg di pan grattato
1 l di vino cotto (ricavato facendo bollire lentamente per 24 ore il mosto d’uva affinché di tre parti ne rimanga una)
al bisogno, se si preferisce meno dolce, 2 cucchiai di marmellata di susine
Far scaldare bene il vino cotto (non bollire), scottare il pane. Quando si è raffreddato aggiungere la mostarda tritata finemente (anche le fette di limone). Amalgamare il tutto lavorando a mano. Deve risultare un composto non troppo asciutto ma piuttosto morbido, per cui, se sarà necessario, aggiungere altra mostarda. Lasciare riposare un paio di giorni.